Quando l’ansia non è solo stress: imparare a riconoscerla e gestirla
Approfondimento clinico e indicazioni pratiche · 15 Ottobre 2025 · a cura di Psicologo Dott. Matteo Pietro Mai
Lo stress è una risposta fisiologica utile a farci fronte alle richieste del quotidiano; l’ansia è un sistema di allarme che, quando rimane acceso troppo a lungo o si attiva fuori contesto, finisce per consumare energie e restringere la vita. Capire la differenza e intervenire con strumenti semplici è il primo passo per tornare a scegliere invece che a evitare.
Stress e ansia: cosa le distingue
Lo stress ha un inizio e una fine: sale in prossimità di una scadenza e si abbassa dopo l’evento. È connesso a un compito o a una sfida concreta e spesso porta con sé anche energia e motivazione. L’ansia invece può mantenere un’attivazione costante (tachicardia, tensione, pensieri ripetitivi) anche in assenza di pericolo. Quando la preoccupazione occupa mente e corpo più giorni alla settimana, interferendo con sonno, concentrazione o relazioni, è il momento di fermarsi ad ascoltare il segnale.
I segnali più comuni
- Corpo: respiro corto, nodo allo stomaco, irrigidimento di spalle e mandibola, stanchezza che non passa.
- Pensieri: scenari catastrofici, “e se…?”, controllo continuo di sintomi o conferme.
- Comportamenti: evitare situazioni temute, rinviare, iper-controllare, cercare rassicurazioni ripetute.
- Relazioni: irritabilità, chiusura, difficoltà a dire “no”, oscillazioni tra dipendenza e ritiro.
Come nasce e come si mantiene
L’ansia segue spesso un ciclo: uno stimolo (interno o esterno) attiva sensazioni fisiche; la mente le interpreta come pericolose; per ridurre il disagio ricorriamo ad evitamenti o rassicurazioni. Nel breve aiutano, ma nel lungo periodo confermano all’organismo che la situazione è davvero minacciosa, mantenendo il circuito attivo. Questo spiega perché più evitiamo, più l’ansia sembra “ingrandirsi”.
Un altro elemento è la sensibilità interocettiva: alcune persone percepiscono in modo più vivido segnali corporei (battito, respiro) e li associano subito a significati allarmanti (“sto per stare male”). Imparare a riconoscere e normalizzare queste sensazioni restituisce libertà.
Cosa fare nell’immediato
- Respirazione diaframmatica: 4 secondi inspiro – 6 espiro, per 2-3 minuti. Riduce l’attivazione del sistema simpatico.
- Radicamento sensoriale: 5 cose che vedo, 4 che tocco, 3 che sento, 2 che annuso, 1 che assaporo.
- Rallentare il ritmo: segmentare il compito in micro-passaggi con piccole pause programmate.
Abitudini che aiutano
Sonno regolare, alimentazione semplice, attività fisica dolce, esposizione alla luce naturale e tempi “senza schermo” sono il terreno su cui gli esercizi psicologici attecchiscono. Scegliere una sola abitudine da curare nei prossimi 7 giorni rende il cambiamento sostenibile. Anche l’uso intenzionale del linguaggio (“oggi provo a…”, invece di “devo”) abbassa la pressione e aumenta la probabilità di riuscita.
Un esempio di piano settimanale
Lunedì: 10 minuti di camminata dopo pranzo. Martedì: pausa respiro 2× al giorno. Mercoledì: dormire 30 minuti prima. Giovedì: attività piacevole breve (musica, lettura). Venerdì: telefonata a persona di fiducia. Weekend: passeggiata nella natura e riflessione su cosa ha aiutato di più.
Quando chiedere supporto
Se i sintomi permangono da settimane, limitano studio, lavoro o relazioni, o se compaiono panico, evitamenti marcati o somatizzazioni, confrontarsi con uno psicologo permette di comprendere i meccanismi specifici e costruire un percorso su misura. Il consulto è utile anche quando l’ansia è situazionale (esami, guida, performance): intervenire presto evita la cronicizzazione.
Come lavoro in studio
Nel mio approccio integro strumenti psicoeducativi (capire come funziona l’ansia), tecniche di regolazione (respirazione, grounding, gestione dell’attenzione), esposizione graduale a situazioni temute e un lavoro sui significati personali che l’ansia porta con sé (aspettative, paure, storia relazionale). L’obiettivo è tornare a scegliere, non a evitare.
Errori comuni da evitare
- Monitorare troppo il corpo: aumenta l’allarme.
- Cercare rassicurazioni continue online: confonde e alimenta il dubbio.
- Evitare sempre: dà sollievo a breve, ma rinforza il circuito.
Domande frequenti
L’ansia può tornare? Sì, come ogni risposta del corpo. La differenza la fa la confidenza con gli strumenti: ogni volta impariamo a leggerla prima e a regolarla meglio.
Devo eliminare l’ansia? No: puntiamo a modularla. Un po’ di attivazione aiuta a performare; troppa blocca. L’obiettivo è trovare il proprio livello ottimale.
Quanto dura un percorso? Dipende dalla storia personale e dagli obiettivi. Nelle forme lievi-moderate, un ciclo breve focalizzato produce spesso benefici significativi.
Promemoria pratico
- Nome del segnale → Respiro → Azione piccola in 2 minuti.
- Una abitudine per 7 giorni, non dieci inizi tutti insieme.
- Valuta i progressi in settimane, non in ore.
Le informazioni hanno scopo divulgativo e non sostituiscono una valutazione clinica personalizzata. Per un confronto puoi contattarmi.
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